
Adriana speaker di Smart Future Academy
L’esperienza con Smart Future Academy Da sempre la formazione è stato il mio pallino, forse la mia vocazione. Ho deciso di accettare questo meraviglioso ed unico
Il vero significato di biologico, lo possiamo innanzitutto cercare nella definizione secondo la normativa vigente (Reg. CE 834/2007) secondo cui l’agricoltura biologica in Italia è:
[…] un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
Il metodo di coltivazione biologica infatti
Tutto questo ovviamente significa che per ottenere una coltura in biologico e portare a termine il suo ciclo produttivo, è necessaria manodopera altamente specializzata ed una quantità e qualità di lavorazioni agronomiche assai diverse da una coltura tradizionale.
Proprio per la palese importanza dei prodotti bio nel mercato, e per far comprendere il vero significato di biologico a tutti, il legislatore di tutti i principali Paesi del mondo ha deciso di etichettare i prodotti di agricoltura biologica con un simbolo che li possa identificare.
Un simbolo univoco, riconosciuto ovunque: l’euroleaf.
I prodotti con questo marchio, costano di più (vedremo poi perché) e le aziende si sono mosse con ogni mezzo per cercare di avere questo sigillo di qualità.
Questo ha provocato un’inondazione di prodotti biologici, o presunti tali, che rende il consumatore incapace di scegliere e capire qual è davvero il prodotto biologico e quale invece non lo è.
Difficilmente la conduzione biologica è distinguibile al palato non esperto, e altrettanto difficile è capire da una confezione chiusa di supermercato quale azienda ha usato pesticidi e quale no!
L’unico metodo che ci resta è quello più antico del mondo, e che in effetti abbiamo smesso un pò di utilizzare: la fiducia.
Conoscere un’azienda, andare ad acquistarne i frutti direttamente, sapere la sua storia, sono tutte facce di quella medaglia che ci aiuta ad allenare la nostra fiducia.
Il marchio è di per sè sempre più una garanzia: i controlli sull’agricoltura biologica sono sempre più frequenti e le multe sempre più salate.
I parametri per rientrare in bio sono sempre più restrittivi e non è poi così scontato ormai ricevere la certificazione biologica.
Per contro però, la legge (soprattutto quella italiana!) spesso non è categorica, ma va ad interpretazioni: è grazie a questi cavilli che in molti possono aggirarla e portare sul mercato un prodotto a marchio biologico che però di biologico non ha nemmeno l’odore!
Il consiglio, quindi, è sempre quello di recarvi direttamente in azienda, ove possibile, o altrimenti cercare l’euroleaf sugli scaffali.
Quello che consiglio però sempre più spesso durante le mie lezioni, è di assaggiare i prodotti.
Provate ad acquistare un prodotto biologico ed uno da agricoltura convenzionale, e provate ad apprezzarne le differenze: di peso, di dimensione, di quantità, di odore, di sapore.
C’è tutta la natura al loro interno e il palato questo lo sente!
Se per una grave patologia io non ho la possibilità di prendere un antinfiammatorio contro un semplice raffreddore, farò molta più fatica a cercare di non raffreddarmi in inverno, dove le temperature oggettivamente scendono e generalmente si lavora di più e quindi si è costretti oggettivamente a uscire di casa.
Dovrò coprirmi di più, magari comprarmi una giacca nuova, cercare di uscire il meno possibile per garantire a me stessa di poter andare comunque tutti i giorni a lavorare e guadagnare lo stipendio che mi permette di vivere, rispetto al mio amico che invece può prendere l’antinfiammatorio e quindi se si raffredda comunque il giorno dopo potrà andare a lavoro tranquillamente e senza particolari accortezze.
Una banale analogia per far inquadrare come le cose in effetti non si facilitano per la coltivazione biologica, ma anzi si complicano, e molto.
Spesso le spese sono così alte che il prezzo maggiorato non riesce a coprirle, poichè i prodotti naturali utilizzabili in agricoltura biologica costano molto di più di quelli chimici all’agricoltore.
Altrettanto spesso ormai il clima così altalenante e fuori fase, danneggia a tal punto le coltivazioni, da non permettere all’agricoltore di portare a termine la sua campagna (si pensi alle gelate tardive, ormai sempre più frequenti in questi ultimi anni).
Questo per lui significa una perdita totale del suo profitto.
Per questi motivi moltissime aziende che tentano il Bio si trovano a chiudere o a tornare ad un metodo tradizionale, in cui l’utilizzo di materiali di sintesi è consentito e può garantire la buona riuscita dell’intero raccolto.
Quindi:
Come abbiamo visto assolutamente no.
Avere in campo una coltura che non può essere trattata perchè segue un preciso e controllato disciplinare di produzione, vuol dire per il coltivatore avere una coltura più soggetta a tutti i rischi ambientali possibili e immaginabili
Il compito degli agricoltori è creare un microclima protetto per la coltura che hanno scelto e quindi garantire anche attraverso il rispetto di precise normative, la salubrità e sanità di quello che vi offrono in commercio.
Quello che io “pago di più” è il duro lavoro di un coltivatore specializzato che utilizza prodotti e lavorazioni naturali con il rischio di non riuscire ad ottenere una quantità necessaria a soddisfare il mercato.
Il biologico è un prodotto che sarà in quantità notevolmente minori a quelle della grande distribuzione, ma di una qualità palesemente più alta.
Pertanto copre una nicchia di mercato e come tale non è da tutti.
Non a tutti interessa spendere un po’ di più per mangiare meglio e proteggere l’ambiente. In quel caso quindi ci rimettiamo alla coscienza umana e al libero arbitrio!
Ovviamente no, non è detto che sia biologico, anzi è difficile che lo sia perché il coltivatore medio non pensa a voler difendere l’ambiente o produrre un prodotto naturale, ma solo a produrre una quantità necessaria a fargli avere un profitto e quindi avere un reddito.
Se c’è il rischio che questo possa non avvenire, è sicuro che tenderà ad abbassare quel rischio quanto più gli è possibile.
Il fatto che ve lo regali e non se lo faccia pagare, ma che invece esistono aziende che se lo fanno pagare anche 25 euro al litro un buon EVO Bio, beh questo è un discorso puramente di marketing.
Comunque se lo zio fa un grande olio extravergine ed è pure biologico e ve lo regala, il consiglio è di non fare troppe domande e tenervelo ben stretto!
Con ogni probabilità avete un vero tesoro tra le mani, invidiato da tutto il mondo. Ma questo a zio Gino non lo diciamo che sennò poi non ce lo regala più!
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